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Cosa c’entra?

Storiella senza pretese scritta più di 15 anni fa, categoria nonsense. Va presa così com’è, senza garanzie nè diritto di recesso. 🙂

SECONDA PARTE, chi resta ?

Generalmente inizio le mie indagini con il calar della marea perché riesco a trovare più paguri, ma questa volta ho deciso di iniziarle dall’inizio, anche perché se iniziavo da metà avrei dovuto metaziarle.

L’unica traccia che avevo era una macchia di nutella sul vestito di Tommaso, tanta quanta ne mancava dal vasetto della zia della vittima, per cui non potevano esserci dubbi, il colpevole era certamente il papa’ del procuratore distrettuale, in quanto non può mangiare la nutella perché gli provoca riscaldo intestinale, ma un dubbio atroce mi tormentava notte e giorno, tanto che alla fine ho chiesto il divorzio perchè era troppo possessivo: la nutella ha più calorie dello yoghurt o no ?

La vittima è stata ammazzata stamattina alle quattro e mezzo del mattino e, visto che oggi siamo lunedì e ieri era domenica, domani con tutta probabilità sarà martedì.

Daitan potrebbe essere uno dei sospettati, visto che si faceva sempre la sorella di Goldrake, tanto che un giorno, il papa’ di Goldrake s’incazzò talmente tanto da non rivolgere più la parola ad Actarus, ma questi sono affari di famiglia e chi li gestisce è Kento Kuruma, per cui il colpevole è il suo gatto che ha lasciato lo zampino sul lardo.

Bisogna tener d’occhio anche Heidi e Anna dai Capelli Rossi – Ra perché con i loro occhioni belli belli, riescono a cucinare un uovo sodo in meno di tre giorni e a servirlo in meno di un anno e a me servono proprio delle brave cameriere.

A proposito, vi ricordo che è consigliabile la lettura ad un pubblico adulto, visto che io giro sempre nudo per casa, anche perché a volte mi capita di puzzare come un Maialino Casto delle Galapagos, il che non va certamente a mio vantaggio.

Bene, dopo questa piccola parentesi, a volte un po’ tonda, a volte un po’ no (si sa come le parentesi abbiano un carattere un po’ scostante), torniamo a bombolone sul nostro caso.

Era giorno, ma vista l’eclissi era notte, per cui dormivo con gli occhiali da sole e mi sognai, in un sogno rivelatore, di chiedermi perché i Misteri dell’Universo difendono così misteriosamente la loro praivasi (leggi privacy), dico, perché fanno i misteriosi ?… forse per celare un segreto scottante che si può ricollegare al mio caso, o, forse, sono ancora un po’ timidi, vanno aiutati, forse, a uscire dal loro guscio materno ?

Hanno il complesso di Edipo o suonano da soli, forse pensano che è meglio soli che male accompagnati, ma chi li accompagna se nessuno di loro sa suonare un piffero ?

Ed ecco che ad un certo punto, come d’incanto, mi sveglio e poi un’illuminazione… ancora adesso mi sto chiedendo quale dei più deficienti esseri viventi abitanti sulla Terra ha avuto il coraggio di accendere la mia piletta da boy-scout da 2500W e scappare come neanche un vigliacco sa fare, per cui non arrivai a nessun punto, a nessuna virgola e, tantomeno, a nessuna punteggiatura, anche perché ho sempre avuto l’insufficienza renale in Italiano.

Ma continuiamo col racconto:

Era un giorno come tanti altri e tanti altri erano come un giorno, mentre stendevo la biancheria pensavo a come risolvere il caso… stendendo, stendendo, fui colto come da un’illuminazione e, usando tutti i termini a mia conoscenza, maledii quel fetente che mi stava riflettendo i raggi del sole negli occhi per dimostrarmi che: “E’ meglio uno spiraglio di sole, che mangiarsi un paio di suole!” o, almeno, così diceva.

Ma abbandonai l’idea di spedirlo in Alaska a vendere condizionatori, con dei ghiaccioli alla menta glaciale come unica scorta di viveri e continuai a tormentare i miei pensieri per risolvere il caso:

…perché, perché…” mi chiedevo, ma intuii che se non davo un sostantivo ai miei perché, non sarei mai riuscito a rispondermi.

Era un’impresa ardua, ma anche ambita da molti, questo causò in me un forte turbamento, finché chiesi a me stesso se continuare ad interrogarmi sui Misteri del Mondo o continuare il caso.

Tutto ad un tratto accusai un dolore lancinante al piede destro, poteva essere la mia vecchia ferita di guerra, ed invece era lo stesso deficiente di prima che, piantandomi una forchetta nel piede, mi disse:

Meglio un dolore al callo, che far l’amore con un cavallo!”.

In quell’attimo, con tutta la delicatezza possibile che un brontosauro può avere, gli sfracellai in testa “Il Mistero del Mondo”, un volume di 2532 pagine più un opuscoletto omaggio, ma prima di esalare l’ultimo respiro disse:”…è meglio una botta tosta che farsi violentare da un’aragosta!”.

Fu un momento molto duro per me, li per li stavo per decidere di mollare tutto, la per la decisi che forse era meglio continuare, anche per distarmi dell’accaduto, qui per qui, invece, feci la cosa più saggia… andai al bagno… tutta quell’emozione mi aveva stimolato e, si sa, noi stitici in queste occasioni dobbiamo approfittarne.

Ora sono passati dieci anni da quella volta e nulla è cambiato, tranne la pizzeria all’angolo, il parcheggio dei bus, la trattoria sul ponte, la mia casa, la commessa del negozio di scarpe, il barista della discoteca, il vigile delle 7 e 30, i fiori del giardino di nonna Alamarda, il camion di zio Giuseppe Battista Alvesio Teodorindo Tamarindo 4 e ½, e la bambina del piano di sotto che ora ha ventiquattro anni con sette figli a carico e ventidue cugini da allattare, che poi devo ancora capire perché dei baldi ventenni come loro abbiano ancora bisogno di essere allattati… mah !

A parte tutto questo, in me sono cambiate tante cose, che al momento non mi vengono in mente e per cui non vi posso dire.

Qui finisce il racconto, finisce la mia pazienza, la mia penna, il mio conto in banca, la spesa, il dentifricio della prozia del cugino del vicino del panettiere che abita al piano di sotto della cugina dello zio del nipote della madre del muratore di suo figlio, che è sempre fuori, l’acqua per i gargarismi di Teodoaclo Trippolettadeicigni, chiamato “Raid 401 li ammazza tutti in solo colpo preservandoli dalle infezioni” a causa del suo alitaccio, e le scarpe di Tashiro Taideku, che è di Campobasso, ma si chiama così perché a sua mamma sono sempre piaciuti i cartoni animati giapponesi.

Questo è tutto, vi lascio con questo bagaglio culturale (io prendo solo il beauty-case che pesa meno e poi ci vediamo in stazione), e termino con un quesito che non riuscirò mai a risolvere:

E’ vero che il Fagiano Nano delle Clotildiche (una serie di atolli felici a sud di Bolunubindu di Sotto) riesce a pulirsi le unghie più veloce della Libellula Ghiottona della Grossolania ?”.

Ritagliate il tagliando qui sotto e speditelo in marsupio chiuso a:


Caso più, Caso meno, sinceramente non me ne sbatte un Caso
Casella postale 610106
Culatello di Sotto

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